Mantenimento di cani: il primo caso deciso da un tribunale
Un’interessante notizia di questi giorni riguarda il primo caso di mantenimento di cani deciso da un Tribunale.
La sentenza in questione – che proviene dal Tribunale di Vicenza e che offre un interessante spunto di riflessione sul tema della tutela degli animali nei casi di separazione e divorzio – sembra destinata a far giurisprudenza.
Dato di fatto è che in Italia quasi una famiglia su due convive almeno con un animale domestico e che sempre più, nella vita quotidiana, vi sono casi di separazione fra coniugi nei quali cani, gatti ed altri animali diventano oggetto del contendere, in un quadro normativo che risulta a tutt’oggi ancora carente.
La questione riguarda una coppia vicentina che, nel predisporre le modalità di separazione, ha previsto la corresponsione degli alimenti – da parte del marito – non solo nei confronti della moglie e della figlia, ma anche nei confronti dei due Labrador di casa.
Infatti, secondo l’avvocato della coppia, i due animali sono risultati molto importanti per il mantenimento del benessere psicologico della figlia di dieci anni, motivo per cui devono essere ritenuti parte integrante della famiglia e dunque continuare a vivere nella villa familiare insieme alla bambina.
Ai fini del mantenimento di un equilibrio all’interno del contesto familiare, l’accordo prevede dunque una voce aggiuntiva sull’assegno di mantenimento che l’uomo dovrà corrispondere alla moglie e alla figlia.
Tale importo aggiuntivo servirà a coprire le spese per cibo, cure e visite mediche dei due cani, alleggerendo, in tal modo, il bilancio familiare ed evitando di dover rinunciare ai cani per eventuali problemi economici.
Il Giudice, ritenendo che l’accordo della coppia non fosse contrario a norme di legge e fosse meritevole di tutela, ha dunque approvato la corresponsione del mantenimento relativo alla gestione e cura degli animali di casa, creando così di fatto un’altra voce di mantenimento per lungo tempo non prevista né riconosciuta dal nostro ordinamento.
Citando altri recenti fatti di cronaca, possiamo ricordarci di alcune coppie che, in sede di separazione consensuale, hanno definito in maniera minuziosa e dettagliata – ad esempio, in seguito allo svolgimento di negoziazione assistita dagli avvocati – sia la gestione economica sia la disciplina del trattamento e delle visite da riservare all’animale domestico.
Questo tipo di accordi, solitamente redatti sulla falsa riga di quelli relativi ai figli minorenni, sono convalidati dal Giudice della separazione con frequenza sempre maggiore. Tali accordi, se si limitano a disciplinare l’affidamento dell’animale senza violare alcuna Legge, sono apprezzati dal Giudice e supportati dal fatto che sia sempre meglio, anche per gli animali di casa, che la coppia arrivi ad un’intesa.
Generalmente, in caso di conflitto sull’affidamento dell’animale domestico, il magistrato non è tenuto ad occuparsi del problema e le conseguenze di tale “scontro” rischiano di ripercuotersi anche sugli animali, soggetti deboli e meritevoli di tutela che ormai sono considerati a tutti gli effetti membri della famiglia.
Tuttavia, la vicenda indicata sembra proprio rappresentare il primo caso di mantenimento di cani deciso da un Tribunale italiano, in cui il Giudice ha predisposto una decisione che tutela a livello economico non solo moglie e figlia, ma nello specifico anche l’amico a quattro zampe: tale aspetto rappresenta la vera novità della disciplina, per cui si attende il solo decreto di omologa per vederla concretizzata.
Sul punto, ci si augura che la sentenza in questione possa fungere da “trampolino di lancio” per un cambiamento nell’orientamento del diritto italiano, che a differenza di altri Paesi, offre ancora oggi una tutela molto limitata agli animali.
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