gatta lanciata

Vimercate: gatta lanciata dal quinto piano

Non è la prima volta che si sentono notizie simili, e purtroppo potrebbe non essere l’ultima, ed anche in questa storia ci va di mezzo un innocente animale. Oggi si tratta di una gatta lanciata dal quinto piano, qualche mese fa a Roma una piccola Jack Russel è stata lanciata dalla finestra dal padre di un ragazzino mentre questi lo guardava attonito e disperato (ne abbiamo parlato qui https://www.avvocatoanimali.com/getta-il-cane-dal-balcone/).

Troppo spesso la frustrazione umana si sfoga sull’innocenza di poveri animali, questa volta però c’è un “lieto fine”.

La storia della gatta lanciata dal balcone

La cucciola, di 4 appena quattro mesi, è stata lanciata dalla padrona di casa facendo un volo di una quindicina di metri. In base alle ricostruzioni la donna, a seguito di una lite familiare, ha – forse impulsivamente – deciso di lanciare la gatta dal balcone del suo appartamento non curante del fatto che l’altezza fosse notevole.

Fortunatamente la gatta è atterrata sull’erba del giardino della residenza, circostanza che le ha letteralmente salvato la vita. Dopo l’impatto sull’erba, a seguito della segnalazione fatta da un passante, le forze dell’ordine hanno preso in consegna la piccola gatta, affidandola successivamente alle cure di un veterinario. Quest’ultimo ha escluso gravi lesioni ma ha riscontrato un trauma toracico e un versamento con probabile origine emorragica. La gatta ha subito la lussazione femorale della zampa sinistra che dovrà probabilmente essere operata nei prossimi giorni.

Le conseguenze per la donna che ha lanciato la gatta dal balcone

Nonostante l’iniziale tentativo della donna di sostenere che la gatta si fosse buttata da sola, oppure che fosse caduta casualmente, grazie ai vicini – testimoni oculari – la responsabile di tanta ed inaudita violenza è stata denunciata per maltrattamento di animali, disciplinato dall’art. 544 c.p. il quale stabilisce che «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale

Speriamo che il gesto venga punito senza attenuanti, per lanciare un importante messaggio a chi ancora non comprende l’importanza che gli animali ricoprono e meritano.

Per ulteriori informazioni su questo argomento, non esitare a scriverci a info@avvocatoanimali.it

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