Canile degli orrori: cani sani soppressi perché inutili. Condannato il veterinario!
Un’ampia indagine ha portato alla luce un canile degli orrori: che fine fanno i cani che non vengono venduti o che non rispecchiano alla perfezione gli standard di razza?
Alcuni vengono tenuti dagli allevatori che se ne sono affezionati, altri vengono regalati, ceduti, venduti a prezzi inferiori. Ci sono quelli che vengono lasciati in canile o dati ad associazioni affinché si occupino di trovargli delle famiglie.
Altri ancora – e mi riferisco proprio al caso di oggi, che spero sia l’unico – vengono barbaramente soppressi.
Cani sani, ma soppressi perché inutili.
Il canile degli orrori: la denuncia di Striscia
Seppur sia stato soprannominato “canile degli orrori”, parliamo in realtà di un rinomato allevamento di cani di razza Corso situato a Vergato, paesino dell’appenino bolognese.
Nell’ormai lontano 2014 l’inviato di “Striscia la notizia” Edoardo Stoppa effettuava un video denuncia sull’allevamento in questione. Proprio mentre l’inviato ed i suoi collaboratori effettuavano da lontano le riprese, una giovane femmina di corso– mentre giocava tranquillamente e attivamente nel box con un altro cane – veniva prelevata e portata all’interno di un piccolo edificio dove le veniva somministrata una dose letale di “tanax” (farmaco per eutanasia animale).
Purtroppo, né il repentino intervento di Stoppa, né della Polizia Giudiziaria, avevano potuto salvare il povero cane, la cui unica colpa era quella di non essere sufficientemente perfetta.
A seguito di autopsia, infatti, è stato evidenziato come il giovane cane fosse in ottima salute, privo di alcuna patologia che potesse giustificarne la soppressione.
Il canile degli orrori: indagini e processo
A seguito del video che coglieva in flagranza di reato il veterinario e dell’immediata denuncia e segnalazione alle autorità competenti , l’intera struttura venne subito sequestrata.
Venne inoltre rinvenuta una fossa comune in cui erano state gettate tutte le carcasse dei cani sani uccisi perché inutili: alcuni ritenuti troppo vecchi, altri troppo imperfetti.
A seguito della triste vicenda vennero immediatamente aperte le indagini che portarono ad un procedimento penale nei confronti del veterinario, accusato di aver ripetutamente ucciso animali sani, e del titolare dell’allevamento (trovato morto presso il proprio domicilio nel novembre 2015).
L’Oipa (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) si è fin da subito costituita parte civile chiedendo, oltre alla condanna, la radiazione definitiva dall’albo dei veterinari e fornendo un proprio veterinario come parte tecnica, il quale ha apportato prove schiaccianti a carico dell’imputato.
La condanna del veterinario
E’ di pochi giorni fa la pronuncia del Tribunale di Bologna: due mesi e venti giorni di reclusione.
Il veterinario è stato condannato per uccisione di animale, disciplinata dall’art. 554 bis c.p. che stabilisce che “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”.
Ma l’Oipa non si arrende e sul suo sito rimarca “intendiamo procedere con la richiesta di radiazione definita dall’Albo, perché non è ammissibile che una persona resasi responsabile di atti così gravi possa ancora esercitare la professione”.
Confidiamo quindi che l’ultima richiesta dell’Oipa venga accolta, per far passare bene il concetto che un cane, in quanto essere animale, non è un oggetto con data di scadenza!
Per qualsiasi informazione non esitare a contattarci all’indirizzo info@avvocatoanimali.it
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