Manifesta contro i campanacci al collo delle mucche: la Svizzera non le concede la cittadinanza
A causa della propria protesta contro i campanacci al collo delle mucche, una donna olandese si è vista rifiutare la richiesta della cittadinanza dal governo svizzero, essendo ritenuta possibile attentatrice delle tradizioni territoriali.
Rifiutata per le sue convinzioni contro i campanacci al collo delle mucche
La storia ha dell’incredibile, ma invece è tutto vero: N.H., 42enne nata nei Paesi Bassi, ma da anni residente in Svizzera, si è vista negare la cittadinanza per ben due volte. Il motivo? Avrebbe più volte platealmente manifestato contro i campanacci al collo delle mucche, simbolo della terra adottiva che l’ha respinta proprio per questo.
Essendo il campanaccio al collo un distintivo del territorio svizzero, la non condivisione delle scelte del cantone non hanno permesso all’attivista di essere formalmente ritenuta una cittadina svizzera.
Le motivazioni della manifestante
N.H., attivista vegana, ha più volte espresso il proprio pensiero venendo intervistata da giornali e programmi televisivi, evidenziando come il suono emesso dai campanacci, di centinaia di decibel, sia paragonabile a quello di un martello pneumatico, generatore di sofferenze uditive per gli animali che li indossano. Inoltre la donna ha denunciato che le mucche sono costrette a trascinare questi attrezzi di circa cinque kg intorno al collo, che provocano loro sfregamenti e bruciamenti della pelle.
Ragioni, le sue, comprensibili e condivisibili, ma non da chi ha fatto dei campanelli al collo delle mucche un simbolo del proprio territorio.
Aveva già chiesto la cittadinanza, senza successo
Già nel 2015 l’attivista vegana aveva chiesto la cittadinanza che ai tempi era stata approvata dalle autorità locali, venendo però successivamente respinta da 144 residenti su 205.
I requisiti per richiederla
Per poter ottenere la cittadinanza svizzera è necessario che il residente:
- abbia vissuto in Svizzera per almeno 12 anni;
- abbia vissuto nella nazione per gli ultimi 3 o 5 anni prima della richiesta;
- parli fluentemente almeno una delle lingue nazionali;
- si sia integrato con la vita in Svizzera, avendo acquisito le abitudini e le tradizioni;
- non costituisca pericolo per la sicurezza interna o esterna.
A quanto attualmente risulta l’attivista non ha manifestato quali saranno i suoi piani futuri, dichiarando rammarico per la decisione assunta dagli svizzeri, rimanendo nella speranza che in futuro possa cambiare, senza dover scendere a compromessi con la propria morale.
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