gettò il cane dall'auto

Gettò il cane dall’auto: condannato insieme al veterinario

Nel 2015 fece scalpore la storia di un uomo che, per sbarazzarsene, gettò il cane dall’auto in corsa mentre percorreva la Transpolesana nel Rodigino.

Il povero e giovane cane da caccia rimase ferito senza però morire. Fu recuperato da una donna che lo portò in canile dove, leggendo il microchip, riuscirono a risalire al proprietario, restituendogli in buona fede lo sventurato animale.

A distanza di pochi giorni però il proprietario (un uomo di 89 anni) portò da un veterinario di Padova il cane, che venne in breve tempo soppresso mediante iniezione letale.

Questa brutale vicenda, accaduta in provincia di Rovigo, ha fin da subito fatto il giro del Web che a gran voce ha rivendicato giustizia. L’uomo, a seguito della denuncia e della testimonianza della donna che aveva assistito alla scena e recuperato il cane, è stato sottoposto ad indagini da parte delle forze dell’ordine che sono state in grado di ricostruire l’intero susseguirsi dei fatti.

A distanza di tre anni la condanna per chi gettò il cane dall’auto e per il veterinario

Dopo circa tre anni da questi tristi avvenimenti, ad ottobre 2018 è finalmente giunta la sentenza del Tribunale di Rovigo.

Il giudice del Tribunale, con la pronuncia, condanna per l’uccisione dell’animale sia chi gettò il cane dall’auto, sia il veterinario che lo soppresse senza motivo.

La sentenza condanna per maltrattamento (art. 544 ter c.p.) ed uccisione di animali (544 bis c.p.) ha disposto un anno e due mesi di reclusione per il proprietario del cane che gettò il cane dall’auto in corsa. Per il veterinario è stato previsto, invece, un anno di reclusione ed un anno di interdizione dalla professione. Entrambi dovranno effettuare il pagamento del risarcimento del danno quantificato in 3.500 euro e 2.120 euro di spese legali. Il giudice ha disposto la sospensione della pena, subordinata al risarcimento.

L’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), che si era subito costituita parte civile nel procedimento, attraverso il proprio avvocato Claudia Ricci commenta “E’ una decisione rilevante perché sancisce un principio importantissimo. Un veterinario non può accettare passivamente le richieste di una persona di uccidere un cane senza prima aver svolto tutti gli accertamenti di legge sullo stato di salute dell’animale, altrimenti non solo tradisce il suo lavoro ma commette un reato”.

Una pronuncia innovativa e di novella impronta, che si spinge a punire non solo il proprietario ma anche chi ha acconsentito ad ingiustificate, folli e dolose richieste di soppressione.

Per ulteriori informazioni su questo argomento, non esitare a scriverci a info@avvocatoanimali.it

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